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Che cos’è il found footage?

Si tratta di una pratica di prelievo e recupero di immagini esistenti che vengono rielaborate. Sono immagini che provengono da fonti/ambiti diversi, realizzate con tecniche di ogni tipo, su supporti differenti e per finalità, anche, eterogenee tra loro: possono essere pellicole amatoriali, scarti di laboratorio 16 e 35mm, spezzoni inutilizzati o (magari) abbandonati negli archivi storici e in quelli televisivi.

Il film di recupero nasce nel momento in cui il montaggio si afferma come elaborazione secondario. Le pellicole lasciate all’abbandono vengono recuperate e riutilizzate, favorendo l’elaborazione di una pratica differente del cinema: il found footage.

Tra i grandi generi d’archivio, il “cinema di famiglia” ha un’importanza preponderante. La diffusione – sul mercato – delle pellicole cinematografiche di formato substandard  ha favorito, nettamente, la produzione amatoriale. In mano agli “inesperti”, la vita familiare acquista sempre più valore attraverso immagini/frame “genuini/autentici”: “Le vacanze”, “Il matrimonio”, “Il lavoro” etc.

Registrazione mentale / Registrazione digitale

Il nostro cervello è uno dei più grandi sistemi di archivio da vantare come talento.

L’assimilazione dell’immagine nella mente risale alla nostra creazione: la memoria.  La memoria è una funzione psichica che – attraverso i canali sensoriali (visivo, uditivo, tattile, olfattivo e gustativo) – elabora le immagini, regalandoci ricordi.

Lo scorrere del tempo può condizionare alcuni ricordi – almeno quelli non essenziali – che tendono a scomparire.

Mi sono permesso questa breve digressione per sottolineare l’importanza di una parola: Ricordo . Il ricordo – unitamente ai vari supporti per la produzione di video familiari e non – diventa suggello di valore/valori.

L’evoluzione tecnologica ha fornito proprio l’opportunità di catturare immagini in tempo reale – con supporti sottili e tascabili (gli smartphone) – e suggellarne il ricordo senza che possa sbiadirsi il valore della memoria.

In questi giorni di quarantena, ho dedicato parte del mio tempo a ritrovare, nonché guardare, filmati di famiglia: dal matrimonio dei miei a oggi. Ho vissuto – “nuovamente” – quei momenti, seppur in alcuni non esistevo e di altri non ne avevo ricordo. Oggi, sono grato a chi, con dedizione,  ha girato quel materiale: è il valore di rivivere un “tempo lontano”.

Le immagini si presentano movimentate, poco nitide e con tanta grana. Il suono è stridulo e, a volte, incomprensibile. Eppure, voci e rumori ri-portano in vita attimi e persone.

Così ho deciso di farne un breve filmato. Ho creato un piccolo progetto “found footage” che racchiudesse una “frazione” di storia della mia famiglia. Un montaggio tra amorevole vivacità  matrimoniale ed emozione della nascita. I balli, i sorrisi, le urla ne sono vita.

Ho iniziato a ritagliarne le sequenze fondamentali. Non sapevo cosa farne di preciso. Pensavo e ripensavo a qualcosa di elaborato. Inizialmente volevo una costruzione simile a uno spot.

Ma ho realizzato, infine, qualcosa di semplice. Il ricordo familiare è già emozione.

Condivido con voi questo breve filmato. Condivido con voi il mio apprezzare l’immagine che va oltre la sua qualità e diventa Valore. Condivido con voi il mio pensiero e il non voler dimenticare. Condivido con voi il mio Found footage, la rielaborazione di un arco o di un tempo della mia vita.

P.S. Tra le opere segnate da questo stile cinematografico, mi ha colpito il film “Un’ora sola ti vorrei” (2002) di Alina Marazzi: l’autrice ripercorre la vita della madre tramite i filmini di famiglia girati dal nonno.

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