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Era il 2015. Ebbi il piacere di seguire un workshop (di 5 giorni) con Mauro Fiore, organizzato dalla mia facoltà di laurea – DAMS. È stato bello poter vivere (seppur per poco) un Direttore della fotografia così impegnato (collabora, anche, con grosse produzioni hollywoodiane). Ricordo (come fosse ora) la sua concentrazione “granitica”, nonostante si trovasse su un piccolo set. Non ho osato immaginarlo su set di “portata” mondiale. Mi imbarazzava la sua semplicità.

Vi domanderete: cos’è un DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA? Questa figura è tra le più importanti di una troupe cinematografica. Il DOP (Director of photography) si occupa delle illuminazioni di ogni scena, conferendo/donando tridimensionalità e vita al film. 

La luce è l’elemento principale per ottenere una nitida immagine video/fotografica. I grandi pittori colgono (e accolgono) la sua essenza – come fattore estetico – per fini espressivi. Caravaggio ne è uno dei maggiori esponenti “espressivi”.

Il regista si affida a questa figura professionale per donare una struttura alla sua visione filmica.  Inquadrare e illuminare sono competenze fondamentali per il DOP: “sfrutta” lo spazio a disposizione per la ripresa sul set, rendendo possibile un racconto particolare.

I compiti del DOP sono molteplici: dalla pre-produzione (riunioni con il regista, sopralluoghi, elenco mezzi tecnici, etc.) alla produzione (piano di riprese, predisposizione mezzi di illuminazione, coordinare i movimenti della macchina da presa, etc.) e alla post- produzione (correzione luci e collaborazione alla color correction).

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Mauro Fiore è un Direttore della Fotografia (tra i suoi tanti lavori si ricorda il film “Avatar” del 2010 che gli è valso un Premio Oscar).

Questa esperienza è stata illuminante: meravigliosa umanità ed edificanti competenze.

Il workshop è consistito nello sviluppo di un video promozionale per l’università della Calabria, ripercorrendo tutte le fasi suddette: pre produzione, produzione e post produzione.

I mezzi tecnici per la realizzazione del video furono pochi ma la voglia di partecipare degli studenti fu così tanta che Mauro Fiore – da ottimo insegnante sul campo – andò ben oltre il suo ruolo, valorizzando ognuno di noi.

Per tre giorni portai la mia camera, realizzando un piccolo backstage personale. Ho suddiviso il progetto in tre video (il riassunto di ogni giorno). Manca la fase della  pre/post produzione.

In questi tre video descrivo il set, l’organizzazione e, infine, preparazione e ripresa.

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Non ero estraneo alla realizzazione di un film: tra teoria e pratica avevo conoscenza di ogni piccolo particolare. Decisi di frequentare il workshop per comprendere la sua visione, carpire i metodi di lavoro di un DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA. Volevo “rubare” dalla sua esperienza. Nonostante i pochi mezzi, Mauro è stato capace di sfruttare al meglio ogni strumento (dalla luce naturale ai piccoli LED, dalla camera a mano al CRANE). Durante questi giorni è riuscito a dedicare tempo al lavoro e all’interazione con gli studenti, rispondendo a ogni domanda.

L’ultimo giorno di ripresa, fummo al TAU (Teatro Auditorium Unical). Dovevamo girare la scena di una ballerina sul palco (in questo enorme teatro). In quel preciso momento, il volto di Mauro Fiore cambiò: si sentiva – professionalmente – a suo agio. Aveva a disposizioni le luci del teatro.

Un artista è capace di fare qualsiasi cosa con ogni mezzo ma con i suoi strumenti tira fuori – ancor più – la sua essenza.

La sua interazione con i tecnici del teatro era spontanea, sapeva cosa voleva e sapeva come ottenerla: era nel suo mondo. Si muoveva velocemente – in tutta la location – e studiava ogni dettaglio. La sua macchina fotografica rendeva l’inquadratura. Come lui stesso disse, sono due le cose che un DOP deve sempre avere con se: la propria macchina fotografia e un APP che indichi dove sorge e tramonta il sole.

Ero entusiasta di quella situazione, ero soddisfatto dell’intero workshop.

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Quello stesso giorno fu chiesto un piccolo estratto del backstage: non ero il curatore principale ma mi sentivo di poter ottenere un piccolo video. Lavorai all’editing e mi trovai Mauro a fianco. Ero emozionatissimo e – per pochi minuti – lavorammo assieme. L’estratto ebbe continui tagli e (da  quattro minuti) arrivammo a due minuti circa di durata. Tentammo una color correction appropriata ma il tempo era, davvero, breve; Mauro – con il suo accento italo americano – disse: “turns the whole video into black and white, quando non hai molto tempo e il colore delle immagini è confuso questa è la decisione migliore”. Fu un modo carino per farmi capire gli errori, volendo spronarmi a studiare e sperimentare senza mollare!

Un ricordo bellissimo che mi ha insegnato ad accettare gli errori come parte costruttiva della crescita professionale.

Questo è l’estratto del backstage che realizzai alla fine della produzione del 2015.
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